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joi, 22 iunie 2017

Epistola ai Veneziani

Traduzione di prof. Mihaela Udrescu


Signori Veneziani,

O, Venezia, bella Venezia, “città unica che ami in tutto un altro modo da come ami qualsiasi altra città del mondo, anche quella in cui sei nato, e in cui avresti trovato la vocazione e il senso della vita”, come diceva N. Iorga, chi è quello che non sussulta vedendoti ancora così fresca, così bella e aristocratica?!
E voi, Veneziani, che avete attraversato con le vostre navi come dei placidi cigni nel sogno, caricati con delle sete di Cina, con dei tappeti persiani di Buhara, con delle stoffe care e fine, lavorate con filo d’oro, correndo allegro sui dei molli velluti, con del broccato e del zafferano, con del pimento e con delle spezie della misteriosa India, con delle campane e delle spade lunghe, di Damasco, arrivando sul litorale del Mar Nero e facendo del negozio con i moldavi e con i tartari di Crâm (Crimeea) a Chilia Veche e Cetatea Alba, vicini ai vostri fratelli, i genovesi, anche dal 1200 dopo Cristo avete fatto si che il vostro denaro d’argento e d’oro sia utilizzato anche dal fondatore del Paese Romeno, Basarab il Grande (1310 – 1352), figlio di Tihomir. 

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